La mia esperienza decennale in azienda, nel ruolo di responsabile comunicazione a stretto contatto con l’HR, mi ha molto formato sia dal punto professionale che umano, permettendomi di comprendere dinamiche e relazioni che spesso si creano nei luoghi di lavoro, favorendo alcuni processi disfunzionali che la formazione, con strumenti ed esercizi specifici, riesce a stanare creando le basi per costruire ambienti migliori in cui lavorare e vivere, aumentando soprattutto l’engagement e la produttività.

I cambiamenti inaspettati avvenuti negli ultimi due anni all’interno delle aziende hanno portato a riconsiderare il mondo del lavoro, partendo dal benessere personale e da un migliore work-life balance.

Lavoro smart, lavoro da remoto, processi agile, attenzione al cliente, sostenibilità dei prodotti, dei processi, dei rapporti in azienda e con clienti e fornitori, hanno fatto emergere un ecosistema in cui chi lavora, chi coordina, chi dirige, ha bisogno di enfatizzare la propria capacità di confrontarsi con un mondo in cui la complessità raggiunge livelli oltre i quali le capacità tecniche e tecnologiche, professionali e specifiche, le cosiddette hard skill, sono importanti ma devono trovare fondamento in una consapevolezza di sé e degli altri che solo le soft skill e la crescita personale, a tutto tondo, possono garantire.

Dobbiamo cambiare prospettiva e vedere come dietro ad un professionista, un team, un progetto, ci sono persone che lavorano, che hanno le loro emozioni, le loro esperienze, le loro credenze, il loro modo di comunicare, e quindi non guardare più solo numeri, budget, kpi.

Questo sarà il cambio di paradigma che darà un grande valore all’azienda stessa perché la migliore espressione di sé, la crescita e lo sviluppo dei propri talenti, l’acquisizione e il rafforzamento delle soft skill sono un patrimonio immateriale che crea un circolo virtuoso e accresce le risorse a disposizione di tutti, imprese e lavoratori.

E qui il coaching fa da maestro.