14 Feb Come diventare leader di te stessa?
Io l’ho fatto grazie al coaching
La settimana scorsa ho partecipato ad una giornata di addestramento di coaching, con un gruppo di altri colleghi mental coach.
Ci era stato richiesto di preparare un elevator pitch, ovvero un discorso di presentazione di massimo 5 minuti, suddiviso in tre momenti: Ice breaker, breve excursus sulla nostra storia ed info su cosa possiamo dare agli altri colleghi e cosa abbiamo bisogno di imparare o migliorare e poi la conclusione.
Sono stati momenti densi di emozioni, in quanto ognuno di noi, secondo la propria modalità, secondo quanto aveva deciso di mettersi in gioco ed uscire dalla propria zona di comfort e secondo la sua storia personale, ha raccontato un pezzettino di sé…
Arrivato il mio momento mi sono alzata, mi sono messa seduta sullo sgabello di legno ed ho iniziato “rompendo il ghiaccio” con un aneddoto simpatico sul mio nome e poi, in men che non si dica, mi sono ritrovata catapultata nel mio passato. È stato un momento di forte emozione per me, in quanto dopo tanto tempo ho ripercorso ciò che ho fatto per essere dove sono: i miei studi, le mie esperienze personali e professionali, le porte in faccia prese, le vicende dolorose che hanno segnato in qualche modo il mio cammino, ed in particolare mi sono soffermata su quelle lavorative.
Ho sempre creduto fortemente nel prossimo, ho sempre creduto fortemente nella forza delle competenze e della meritocrazia e nel fatto che impegno, studio, preparazione, costanza, sacrifici fossero sufficienti per affermarsi professionalmente, ma mi sono dovuta rendere ben presto conto che il gioco per una donna era ancora più duro da giocare.
“Uno dei sistemi migliori per procurarsi una vita piena di delusioni consiste nel costruirsi un’immagine di come si vorrebbe che le cose fossero, e poi cercare di adattare tutto quanto a quell’immagine”
Richard Bandler
Per quanto avessi una visione chiara di come raggiungere gli obiettivi per cui ricoprivo quella posizione, e per quanto stessi dando il massimo in termini di impegno e di determinazione, non avevo fatto i conti con il “potere maschile” in azienda che, se per un certo periodo era stato più favorevole, una volta cambiati i vertici si era trasformato in “do ut des”: ed è proprio su quel “des” che era caduto l’asino!
Chiedere favori che non riguardano la sfera professionale ad una persona che lavora per te e con te è inaccettabile. Ciò che spesso succede in chi riceve questo tipo di comportamento oltraggioso è un caos a livello emotivo, professionale, psicologico… e spesso per le donne in situazioni di forte stress come queste, vengono a galla una serie di retaggi culturali, paure, sensi di colpa, che le rinchiudono in una spirale di pensieri e comportamenti disfunzionali, primo fra tutti quello di non parlarne con nessuno.
Così è successo anche a me.
In questo modo non ho fatto altro che arrampicarmi intorno alle mie paure ed andare, giorno dopo giorno, a ledere la mia autostima… (che poi ho imparato essere la mia autoefficacia, si perché l’autostima è l’amore incondizionato per sé stessi che non può essere toccato da niente e nessuno, invece l’autoefficacia riguarda la sfera del fare e lì le cose son diverse!).
Io, che ho studiato tanto e sognavo di avere una carriera brillante, in cui mettere al servizio dell’azienda e dei colleghi le mie competenze per raggiungere insieme i migliori risultati, io che ho sempre investito sulla mia formazione per questo obiettivo, io che ho sempre voluto rendere mio padre e mia madre e la mia famiglia in generale orgogliosa di me, dei miei successi e di conseguenza dei sacrifici che avevano fatto per farmi studiare, io che mi impegnavo ogni giorno per piacere a tutti, per accontentare tutti e per far star bene tutti (e che fatica!!!!), io io io… mi ritrovavo a dover mettere tutto in discussione, con la paura di ritrovarmi senza un lavoro e senza uno stipendio… ero paralizzata.
Così se da un lato non sono scesa a nessun compromesso che inficiasse la mia dignità di donna, dall’altro non ho avuto in quel momento la forza e la lucidità di reagire, ed ho subito per ben 3 anni un mobbing sfacciato… ridimensionata nel mio ruolo, con la mia stagista diventata mio capo, mandata nel giro di pochi giorni in un’altra città, in una piccola realtà in cui mi hanno messa in un angolo… sì certo continuavo a ricevere il mio consistente stipendio che fuori da lì mi permetteva di vivere molto bene, ma quanto pensate che possa essere sufficiente avere un buono stipendio quando la maggior parte della tua giornata la passi in solitudine senza mansioni e con continue vessazioni? Pensate che possa essere una leva sufficiente a farti star bene? Potrebbe esserlo nel breve periodo, ma credetemi, nel lungo periodo NO!
Son passati anni è vero, ma poi alla fine il mio amor proprio, la mia autostima ha cominciato a gridare forte nella mia testa, nel mio cuore, nelle mie orecchie ed è stato allora che mi sono guardata allo specchio, mi sono guardata negli occhi e mi sono detta:
“Tizi, io ti amo ed ora ti porto via da qui. Tu vali e amore mio, non temere insieme faremo grandi cose, ripartiremo da zero ed arriveremo alla nostra realizzazione!”.
E così è stato!
Ringrazio ogni giorno me stessa per quella forza.
Ringrazio ogni giorno le persone che mi sono state accanto.
Ringrazio ogni giorno chi ha creduto in me, ed oggi con le mie nuove consapevolezze, ringrazio anche chi non lo ha fatto perché è stato per me un ulteriore motivo di sfida.
E ringrazio di non fermarmi, di cercare, leggere, studiare, confrontarmi imparare… ringrazio il coaching che mi ha fatto capire quali sono le parole chiave e gli strumenti utili per ogni persona che voglia uscire dal lamento e dal vittimismo per muoversi meglio nel proprio ambiente, sentirsi soddisfatta di sé stessa in primis e sentirsi riconosciuta nel proprio ambiente per ciò che vale:
- consapevolezza
- competenza
- respons-abilità
- azione.
Così sono diventata leader, leader di me stessa, ho spazzato via il complesso di Cenerentola (la paura che inibisce le proprie potenzialità e la messa a frutto delle proprie capacità), così come la sindrome di Biancaneve (l’apprezzamento da parte degli altri che porta alla ricerca spasmodica della perfezione e l’alternanza con la frustrazione per non riuscire a raggiungerla) e sono diventata finalmente me stessa.
“La leadership è l’arte di vedere ciò che è invisibile”
Jonathan Swift
Sono Tiziana, in tutta la sua meravigliosa unicità, forte, fragile, sensibile, determinata, allegra, entusiasta, sensibile e mille altre cose ancora… sono Tiziana con i suoi valori, sono Tiziana che si ama e si accetta esattamente così com’è!
Sono esattamente come sei tu che mi stai leggendo, meravigliosa ed unica!
Grazie all’addestramento di coaching della scorsa settimana ho potuto rivedere e rileggere ancora una volta questa storia, la mia, con una nuova chiave di lettura, ed ho ritrovato il motivo per cui ho deciso come mental coach di dedicarmi in particolare al mondo femminile, da un lato, e allo sport dall’altro, proprio perché ci sono tante donne che vivono situazioni per alcuni versi simili alla mia storia, e per dir loro che si può uscire da quella spirale, che si può scegliere senza paura, che bisogna credere in se stesse e che il coaching è uno strumento di una potenza incredibile per ritrovare le proprie risorse meravigliose e ripartire da lì.
Oltre al coaching ed ancor prima del coaching, lo sport è stato per me un amico fedele, il mio miglior amico, attraverso lo sport ho imparato a risalire la china, a leggere con più lucidità ciò che accadeva intorno a me, ad amare il mio corpo, ad essere sempre attenta a non lasciarmi andare in comportamenti alimentari disfunzionali.
“Sono tre gli elementi essenziali nella leadership: umiltà, chiarezza e coraggio”
Fuchan Yuan
Il mio percorso “Sicura di te” l’ho pensato proprio per questo, perché ogni donna se vuole può re-innamorarsi di sé stessa e spiccare il volo!
Tu a che punto sei? Parliamone.
Buon cammino!
No Comments