05 Mar Alfonsina Strada: la prima donna ciclista a competere in gare maschili #31donnechehannocambiatoilmondo
Alfonsina Strada, è stata la prima donna ciclista della storia e la prima a Partecipare al Giro d’Italia. È considerata un simbolo di emancipazione femminile, pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile.
Donna tenace, con immensa fiducia nei suoi talenti e con un sogno da realizzare. Ha saputo portare avanti la sua passione nonostante l’avversione della famiglia e i rumors della gente del tempo, la stessa gente che qualche tempo dopo la incitava in gara e la acclamava ai traguardi: il cambiamento era in atto.
La canzone “Bellezza in bicicletta” era dedicata proprio a lei.
La canzone “Bellezza in bicicletta” era dedicata proprio a lei.
Alfonsina ha consacrato la sua vita alle due ruote, sulle quali è salita all’età di 10 anni ed è scesa il giorno della sua scomparsa all’età di 68 anni. Ha corso dietro grandi ciclisti del calibro di Thys, Pellisser, Girardengo, Bottecchia, Belloni, ha visto crescere la fama di Bartali e Coppi ed ha raccolto negli anni numerosi premi nelle competizioni maschili.
“Alfonsina Morini Strada nasce in una famiglia di contadini a Castelfranco Emilia il 16 marzo 1891. Ben presto si appassiona al ciclismo e partecipa a numerose competizioni locali. Nei paesi in cui sfrecciava con la sua bicicletta viene soprannominata “il diavolo in gonnella”. Continuamente osteggiata dalla famiglia per la sua passione a 24 anni, nel 1915, sposa Luigi Strada, cesellatore che, invece, la incoraggia e addirittura le regala, il giorno delle nozze, una bicicletta da corsa nuova. L’anno successivo i due si trasferiscono a Milano, dove Alfonsina comincia ad allenarsi con serietà.
Nel 1924 partecipa, prima donna in assoluto, al Giro d’Italia.
Parte e compie regolarmente 4 tappe: la Milano-Genova (arrivando con un’ora di distacco dal primo ma precedendo molti rivali), la Genova-Firenze (in cui si classifica al cinquantesimo posto su 65 concorrenti), la Firenze-Roma, giungendo con soli tre quarti d’ora di ritardo sul primo e davanti ad un folto gruppo di concorrenti, e la Roma-Napoli dove conferma la propria resistenza.
Nella tappa L’Aquila-Perugia, invece, Alfonsina arriva fuori tempo massimo. A quel punto i giudici si dividono in due fazioni: chi vuole estrometterla e chi è favorevole a farla proseguire.
Il direttore della Gazzetta, Emilio Colombo, che aveva permesso la partecipazione di Alfonsina al Giro e aveva capito quale curiosità suscitasse nel pubblico la prima ciclista italiana della storia, propone un compromesso: ad Alfonsina sarà consentito proseguire la corsa, ma non è più considerata in gara. Lei acconsente e prosegue il suo Giro.
All’arrivo di ogni nuova tappa viene accolta da una folla che la acclama, la festeggia, la sostiene con calore e partecipazione.
Alfonsina continua a seguire il Giro fino a Milano, osservando gli stessi orari e gli stessi regolamenti dei corridori. Un giro di dodici tappe per un totale di 3618 chilometri, che si conclude con la vittoria di Giuseppe Enrici dopo il duello con Federico Gay. Dei 90 corridori partiti solo 30 arrivano a Milano. E Alfonsina è tra loro.
Negli anni successivi viene negata ad Alfonsina la possibilità di iscriversi al Giro. Lei però vi partecipa ugualmente per lunghi tratti, come aveva fatto al suo esordio, conquistando l’amicizia, la stima e l’ammirazione di numerosi giornalisti, corridori e degli appassionati di ciclismo che continuano a seguire le sue imprese con curiosità, rispetto ed entusiasmo.
Partecipa a numerose altre competizioni finché nel 1938, a Longchamp, conquista il record femminile dell’ora (35,28 km).
Rimasta vedova di Luigi Strada, Alfonsina si risposa a Milano, il 9 dicembre 1950, con un ex ciclista, Carlo Messori, con l’aiuto del quale continua nella sua attività sportiva fino a che non decide di abbandonare lo sport agonistico. Ma la sua passione per la bicicletta non viene meno. Apre, infatti, a Milano, in via Varesina, un negozio di biciclette con una piccola officina per le riparazioni. Rimasta di nuovo vedova nel 1957, manda avanti da sola il negozio. Ogni giorno, per andare al lavoro, Alfonsina usa la sua vecchia bicicletta da corsa indossando una abbondante gonna pantalone.
Nella tappa L’Aquila-Perugia, invece, Alfonsina arriva fuori tempo massimo. A quel punto i giudici si dividono in due fazioni: chi vuole estrometterla e chi è favorevole a farla proseguire.
Il direttore della Gazzetta, Emilio Colombo, che aveva permesso la partecipazione di Alfonsina al Giro e aveva capito quale curiosità suscitasse nel pubblico la prima ciclista italiana della storia, propone un compromesso: ad Alfonsina sarà consentito proseguire la corsa, ma non è più considerata in gara. Lei acconsente e prosegue il suo Giro.
All’arrivo di ogni nuova tappa viene accolta da una folla che la acclama, la festeggia, la sostiene con calore e partecipazione.
Alfonsina continua a seguire il Giro fino a Milano, osservando gli stessi orari e gli stessi regolamenti dei corridori. Un giro di dodici tappe per un totale di 3618 chilometri, che si conclude con la vittoria di Giuseppe Enrici dopo il duello con Federico Gay. Dei 90 corridori partiti solo 30 arrivano a Milano. E Alfonsina è tra loro.
Negli anni successivi viene negata ad Alfonsina la possibilità di iscriversi al Giro. Lei però vi partecipa ugualmente per lunghi tratti, come aveva fatto al suo esordio, conquistando l’amicizia, la stima e l’ammirazione di numerosi giornalisti, corridori e degli appassionati di ciclismo che continuano a seguire le sue imprese con curiosità, rispetto ed entusiasmo.
Partecipa a numerose altre competizioni finché nel 1938, a Longchamp, conquista il record femminile dell’ora (35,28 km).
Rimasta vedova di Luigi Strada, Alfonsina si risposa a Milano, il 9 dicembre 1950, con un ex ciclista, Carlo Messori, con l’aiuto del quale continua nella sua attività sportiva fino a che non decide di abbandonare lo sport agonistico. Ma la sua passione per la bicicletta non viene meno. Apre, infatti, a Milano, in via Varesina, un negozio di biciclette con una piccola officina per le riparazioni. Rimasta di nuovo vedova nel 1957, manda avanti da sola il negozio. Ogni giorno, per andare al lavoro, Alfonsina usa la sua vecchia bicicletta da corsa indossando una abbondante gonna pantalone.
Qualche anno dopo acquista una Moto Guzzi 500 cmc, confermando la sua passione per le due ruote. Muore il 13 settembre del 1959 all’età di 68 anni: era partita da casa molto presto con la sua moto per assistere alla famosa “Tre Valli Varesine” ed era rientrata a sera. Alla portiera di casa aveva detto “Come mi sono divertita, signora. Proprio una bella giornata. Ora porto la moto in negozio e torno in bicicletta” uscì. La portiera sentì che cercava di avviare la moto ma non vi riusciva. Si affacciò sulla strada per vedere: Alfonsina spingeva con forza, con rabbia sulla leva di avviamento. D’un tratto la moto le sfuggì di mano, e lei le cadde sopra come volesse abbracciarla. La soccorsero, la caricarono su una macchina per portarla all’ospedale, ma quando arrivarono era già morta per una crisi cardiaca.”
Alfonsina è stata dimenticata molto presto dalla storia dello sport, nonostante rimanga la prima ed unica donna ad aver partecipato al giro d’Italia e sia stata l’antesignana per eccellenza per la parificazione di genere nello sport. Qualche anno fa i Têtes de Bois le hanno dedicato una canzone per ricordarla “Alfonsina e la bici“.
Fonti:
Enciclopedia delle donne
Paolo Facchinetti, Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada, Ediciclo Editore 2004
G.P. Ormezzano, Storia del ciclismo, Milano, Longanesi 1980
Enciclopedia delle donne
Paolo Facchinetti, Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada, Ediciclo Editore 2004
G.P. Ormezzano, Storia del ciclismo, Milano, Longanesi 1980
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